La Goth culture è tornata di moda?

La Goth culture è tornata di moda?

La Goth Culture è Tornata di Moda. Ma a Quale Prezzo?

Stavo parlando con una mia amica delle ultime uscite al cinema dov'è stata piacevolmente riesumato l’estetica gotica come fosse un cadavere di lusso pronto per il red carpet. Frankenstein con Jacob Elordi, Nosferatu, Weapons, e perfino il revival da streaming inaugurato da Mercoledì hanno trasformato ciò che era controcultura in un trend patinato, digeribile, monetizzabile.

E così, la goth culture è tornata.

O almeno… è tornata la sua estetica.

Il resto? Sepolto sotto tonnellate di PR, marketing e filtri IG.

L’effetto revival: identità o decorazione?

Che la fine del regno “clean girl” fosse inevitabile lo sapevamo tutti per fortuna... C’era un limite oltre il quale quei visi identici, neutri, sbiancati da una perfezione tossica, non potevano spingersi. Serviva un antidoto. E il goth — graffiante, espressivo, disturbante quanto basta — è diventato la medicina perfetta. O forse solo l’ennesimo packaging.

Oggi puoi comprare il “goth look” come compri un caffè al volo: rossetto scuro, eyeliner affilato, outfit total black. Risultato: migliaia di ragazze che “giocano a fare dark” senza nemmeno sapere cosa stanno indossando davvero e le ideologie socio-politiche dietro questa sub-cultura.

Non è un problema estetico.

È un problema culturale.

Il goth nasce contro l’omologazione, non come variante del mainstream

Il goth non è mai stato un trend: è stato (ed è) un linguaggio politico.

Nasce come rifiuto dell’omologazione, come critica al consumismo, come sguardo nudo sul lato oscuro della società. È figlio del punk, ma anche della letteratura romantica, della spiritualità, della morte come metafora, della vita vissuta senza anestesia.

Oggi invece rischia di diventare un costume: uno stile preconfezionato che brilla finché Hollywood decide che deve brillare, e muore non appena la prossima estetica da TikTok prende potere.

Nonostante la poesia e la delicatezza del Frankenstein 2025 abbiano trasmesso politica, ideologia, identità: dove sono finite?

È qui che arriva la parte scomoda:

la goth culture è stata resa “sicura”.

Ripulita, sterilizzata, resa appetibile per i brand.

Eliminata di tutto ciò che poteva disturbare: disillusione, nichilismo, anticapitalismo, critica sociale, poesia decadente, rabbia organizzata, comunità alternative.

Tutti gli elementi che un tempo la rendevano una scelta, oggi la rendono solo un trend.

E allora la domanda è inevitabile:

Se il goth diventa mainstream… chi sta davvero indossando chi?

**Il problema non è che piaccia a tutti.

Il problema è che non dica più niente.**

Quando un’estetica alternativa viene assorbita dal circuito commerciale, diventa svuotata del suo significato. Rimane la superficie — bella, patinata, seducente — ma senza il suo cuore nero non è più goth. È solo nero.

Questa appropriazione estetica rischia di trasformare un movimento culturale in una scenografia.

Un po’ come prendere il fuoco e lasciarne solo la forma della fiamma, senza calore.

E allora, chi è goth oggi?


Goth oggi non è chi si veste di nero,

ma chi rifiuta ciò che dovrebbe essere dato per scontato.

Chi usa l’ombra come linguaggio, non come filtro estetico.

Chi sceglie l’individualità invece della copia-incolla sociale.

Il goth non torna mai di moda.

Sono gli altri che ogni tanto ricordano che esiste.


Asayh da che parte sta?


In un’epoca in cui l’estetica viene venduta come personalità, noi scegliamo il contrario: usare l’estetica per dire qualcosa, non per nascondere il vuoto.


La moda alternativa non è cosplay.

È un messaggio.

E chi lo legge capisce la differenza.



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