Dopo i Måneskin, il rock in Italia è destinato a scomparire?

Dopo i Måneskin, il rock in Italia è destinato a scomparire?

Dopo i Måneskin, il rock in Italia è destinato a scomparire?

Siamo nel 2020, l’Eurovision è in delirio per il quartetto più rock d’Europa. Con teatralità ed energia, i Måneskin dimostrano che il rock ha ancora un fascino senza tempo, dopo anni in cui aveva ceduto spazio a generi più mainstream.

Quel successo non ha solo dettato le regole di TikTok per mesi, ma ha creato una vera e propria corrente culturale online. Oggi, a distanza di cinque anni, i meme iniziano con:
“2020. Eravamo cringe, ma felici.”

Ma allora perché abbiamo smesso di esserlo?

Dal 2020 a oggi: cosa è cambiato?

Durante la pandemia eravamo chiusi in casa, con lo smartphone come unica finestra sul mondo. Sui social non c’erano bulli di scuola, non c’era il giudizio esterno. C’erano solo algoritmi che ti mostravano persone con i tuoi stessi interessi e i tuoi stessi valori.

Risultato: tutto ciò che oggi chiamiamo cringe allora era libertà. Community alternative nascevano in poche ore. Nessuno era “troppo”. Nessuno era “strano” (due frasi che se stai leggendo questo Zine probabilmente ti sei sentit* dire).

Nel frattempo, i Måneskin ridavano al rock italiano una visibilità internazionale senza precedenti. Dopo la vittoria all’Eurovision 2021, scalavano le classifiche mondiali con Zitti e Buoni e I Wanna Be Your Slave, infrangendo record su Spotify e Billboard e spopolando su TikTok.

Tre cose succedono subito dopo

  1. La pandemia finisce. Torniamo faccia a faccia con il mondo reale. Quanto può essere spaventosa questa parola: reale? Chi decide cosa è degno di essere mostrato e cosa no?

  2. I Måneskin si sciolgono. Devastante. Non solo la scena indie si spegne, ma anche il panorama rock alternativo si azzera. Da “Rock and Roll Never Dies” (cit. Damiano David) al pop solista di Damiano: il rock in Italia sembra sparire di nuovo.

  3. Il ritorno alla normalità porta con sé un paradosso: ora siamo “solo cringe, ma non felici”. Ovviamente secondo la legge del contrappasso siamo liberi di andare dove vogliamo ma non come vorremmo, lo schermo non ci protegge più e adesso tutto tutto è addebitabile come "cringe".

Il rock è morto?

No.
Il rock non è morto. È mutato.

Sopravvive nei festival underground, nei piccoli locali, nei vinili neri che non troverai mai in radio. Vive nelle sottoculture che resistono al mainstream, nell’arte, nella moda.

E qui entra Asayh:

Se il rock non è più nella musica, sarà nei vestiti.
Questa è la nostra missione.

Torna al blog